Tails of Iron - Recensioni in bottiglia
- Xenorik
- 23 ott 2022
- Tempo di lettura: 4 min

Com’era già accaduto in passato, ho subito ancora una volta il fascino dei topini in armatura.
La prima volta credo sia successo quando ero bambino durante la lettura del secondo volume dei librogame di Lupo Solitario, Traversata Infernale, dove facciamo la conoscenza (se si aveva tra le arti Ramas l’Affinità Animale) dei Nukkin (Noodnics in originale), un popolo di topi intelligenti e vestiti di tutto punto, il quale ci da una mano contro gli emissari dei Signori delle Tenebre. Complici le splendide e carismatiche illustrazioni di Gary Chalk, ricordo che rimasi affascinato dai Nukkin, nonostante l’incontro con loro fosse molto breve.

Anni dopo fu Guardie d’Onore, la graphic novel di David Petersen, con protagonisti topini-cavalieri, che mi rifece provare quel sentimento che ti scalda il cuore come quando da piccolo si leggevano le fiabe insieme al papà e alla mamma.

In tempi molto più recenti Ghost of a Tale, videogioco di cui trovate la mia recensione qui , mi ha fatto amare nuovamente queste fantastiche atmosfere. E, per info, gli autori stanno lavorando ad un seguito, di cui però non si sa ancora nulla.

Ma arriviamo a Tails of Iron, gioco che avevo messo in wishlist appena l’ho visto. Topi che combattono in un’ambientazione squisitamente medievaleggiante disegnata a mano. Con questa premessa me l’avevano già venduto, le recensioni poi si solo rivelate decisamente positive, quindi ho solo aspettato un ragionevole sconto prima di accaparrarmelo. Detto fatto, me lo sono giocato si potrebbe dire tutto d’un fiato.

Partiamo dall’antefatto: tra i topi e le rane è guerra aperta. I primi si trovano in difficoltà fino a quando un topo riesce a riunire tutti i clan sparsi sotto un’unica bandiera e ricaccia le rane nella loro fetida palude. Questo eroe diventerà Re Rattus, il primo monarca del regno dei topi. Passano gli anni, Re Rattus è invecchiato e ha due figli, il maggiore Denis e il minore Redgi. Il primo non sembra essere troppo portato per succedere a Rattus, mentre il più piccolo, nonostante la giovane età e la piccola statura, è sicuramente più ambizioso e volenteroso di dimostrare il proprio valore. Noi controlleremo Redgi. Si decide comunque che il successore di Re Rattus verrà scelto attraverso un duello tra i due fratelli, ma il ritorno delle rane incombe… non vi dico più niente, il resto lo scoprirete voi. Anzi, una cosa ve la dico, magari ovvia: non mancherà il sangue di questa fiaba.

Prima cosa da sottolineare, questo gioco non è un metroidvania: l’interconnessione tra le mappa è minima, è più un action bidimensionale con livelli non lineari da esplorare. Quando ingaggerete dei nemici in combattimento l’inquadratura si avvicinerà e si “bloccherà” sulla scena, impedendovi di scappare, o si vince o si muore.

Seconda cosa, non è un rpg: il personaggio non ha livelli, è solo l’equip a far variare le poche statistiche. Tra queste però è importante segnalare il peso, che funziona esattamente con nei Dark Souls, dal qual prende anche le tre azioni di difesa fondamentali: parata, schivata/rollata e parry. Per vincere quasi tutti gli scontri occorre imparare a gestire tutte le difese, è praticamente impossibile finire il gioco senza ricorrere alla difesa giusta nel momento giusto. A facilitare il tutto, prima di certi attacchi sopra ai nemici appaiono segnali di diverso colore che ci avvertono sul tipo di parata da usare: bianco -> parata normale, giallo -> parry, rosso -> schivata/rollata. I tempi per il parry sono in ogni caso molto permissivi.

Ci sono vari livelli di difficoltà, io ho giocato a quello più difficile, vibrisse insanguinate. In questa modalità i boss che ho battuto al primo tentativo si contano sulla punta delle dita di una mano, però è così che vengono fuori tutte le qualità di un buon combat system, e quello di Tails of Iron è davvero molto buono, da soddisfazioni. Si sente proprio il feedback dei colpi, si questo non delude, anzi, esalta.

Potremmo ricaricare la nostra energia vitale bevendo succo di ragno da una fiaschetta (ma và?) che possiamo riempire nei vari checkpoint. Ricaricare l’energia non è un’azione veloce, però possiamo decidere quanto bere dalla fiaschetta ogni volta, quindi è possibile frazionare la ricarica tra una mossa e l’altra. Occorre comunque stare molto attenti ai tempi di attacco dei nemici, se poi si è bersagliati da più avversari contemporaneamente non sarà facile fermarsi per una bevutina.

Sono presenti armi ad una mano, a due mani, a distanza (con proiettili contati), scudi, elmi e armature, tutto armamentario che equipaggerete contemporaneamente. Ogni tipologia di arma ha il suo tasto (i colpi si possono caricare) e potrete anche combinare gli attacchi di armi diverse per creare combo personalizzate. C'è persino la possibilità di avvelenare le armi.

Graficamente Tails of Iron è una delizia, sembra una graphic novel in movimento. Se ci si sofferma ad ammirare gli sfondi si nota una grande cura dei dettagli. Anche se il gioco è bidimensionale, in verità il motore grafico è 3D, lo si può notare da come si muovono alcuni particolari come certi drappi o le arcate che attraversiamo. Non li ho contati, ma i piani di parallasse sono tantissimi e donano un effetto di profondità molto appagante.

Il sonoro è per lo più ambientale e sicuramente evocativo, ci sta ma avrei preferito un po’ più di musica. I personaggi non parlano se non con mugugni accompagnati da vignette esplicative, tuttavia vi è un narratore che ci racconta un po’ i fatti che avvengono durante il gioco. Sicuramente a qualcuno la sua voce sembrerà familiare, perché altri non è che il doppiatore di Geralt di Rivia in The Witcher 3.

Il gioco non è particolarmente longevo, una decina di ore per la missione principale e qualche oretta extra per le secondarie. Però l’ho trovato molto ben confezionato, sicuramente in sconto vale il prezzo del biglietto se siete amanti dei titoli action 2D, in particolare quelli che strizzano l’occhio ai Soul-like. Poi ribadisco, io ho un debole per questo tipo di clima fiabesco e per i suoi protagonisti.

Ultima curiosità: in questo gioco non esiste la magia, infatti l’ambientazione è più medievale/steampunk che fantasy.
L'ennesimo regno da salvare vi aspetta, ma in fondo è un piacere di cui non ci si stanca mai.

Comments