Scorn - Recensioni in bottiglia
Si parlato parecchio di questo Scorn prima della sua uscita, eppure sembra che moltissime persone non avessero capito bene di cosa si trattasse in verità. Quindi scriviamolo subito, mettiamo le cose in chiaro: Scorn NON è uno sparatutto in prima persona.
Anche se ci sono effettivamente delle armi, le sparatorie sono poche, molte delle quali accessorie, sarete persino incoraggiati ad evitarle, a causa di munizioni scarse e dato che l’unica cosa che potreste guadagnarci è la morte. Questo titolo è un puzzle game. Una labirintica, putrida e decadente ambientazione costellata di puzzle ambientali.
Scorn è più assimilabile a un Portal, a un The Talos Principle o a un The Witness che non a un Doom, per intenderci. Non è un gioco di riflessi e di abilità manuale, qui serve la materia grigia. E’ un’avventura a enigmi in prima persona, ma non solo. E’ anche un’esperienza artistica potente.
L’ispirazione viene sicuramente da Giger e Beksiński, artisti divenuti famosi per le loro visioni orripilanti e raccapriccianti, ma tanto affascinanti, che fanno provare in alcuni soggetti una sorta di piacevolissimo disgusto. A completare il quadro, un sound design davvero da plauso che vi farà immergere in questo mondo malato di carne, pietra e metallo.
Non è il primo titolo che gioco con questa impalcatura visiva e sonora, mi ricordo anche di Tormentum, altra avventura a enigmi, ma con un’impostazione da punta-e-clicca completamente bidimensionale. Più siete amanti di questa visione artistica, più apprezzerete Scorn. Se invece non siete il tipo di persona che si sofferma su particolari macabri, a cui piace ammirare scorci desolanti, che non rimane colpita emotivamente da queste atmosfere disagianti, mi verrebbe da dire che per voi Scorn rappresenta solo un “banale” puzzle game.
A proposito degli enigmi, ho letto di gente che ha trovato difficoltà nel superarli: “troppo difficili”, “troppi contemporaneamente”, “non seguono una logica” alcuni dei commenti che ho letto sul web, oltre al fatto che tanti utenti perdono l’orientamento nell’aggirarsi nel cunicolare mondo di gioco. “Io gioco per rilassarmi, non per farmi venire il mal di testa”. Ok, va bene, ci sta. Anzi, meno male che non tutti apprezzano le stesse cose, a ognuno il suo, basta sapere a cosa si va incontro. Qui siamo davanti ad un gigantesco escape room game diviso in macroaree, non ci viene mai detto nulla, non sappiamo perché siamo lì o chi siamo, l’unico desiderio che avremo è quello di scappare da questo incubo.
Personalmente io non ho trovato gli enigmi di Scorn privi di logica o particolarmente difficili, in pratica non mi sono bloccato davanti a nessuno dei puzzle, giusto il tempo di studiarli e capire la soluzione, ma niente di bloccante. Se siete però allergici agli enigmi che non siano “trova la chiave blu e usala per aprire la porta blu”, beh, allora state lontani da Scorn, perché molto probabilmente non vi piacerà, anzi vi annoierà per la sua mancanza d’azione, nonostante la brevità dell’esperienza (e in questo caso il termine è più che mai attinente), la quale dura solo qualche ora, purtroppo per quanto mi riguarda.
Però, essendo Scorn presente sul Gamepass, per molti sarà comunque facile dagli almeno una chance, magari potreste scoprire di apprezzarlo nonostante pensiate di non fare parte del target di quest’opera. Graficamente sontuoso, disturbante e opprimente, con un gameplay lento, ragionato e cerebrale, è indubbiamente un titolo di nicchia, un indie vestito da AAA. Sicuramente non per molti, ma una gran bella esperienza per alcuni, tra i quali mi ci metto anch’io.
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