Doom Eternal - Recensioni in bottiglia
- Xenorik
- 19 dic 2021
- Tempo di lettura: 5 min

Il mio rapporto con la saga di Doom è stato di attesa per molti anni.
Quando uscì il primo capitolo non disponevo di una macchina per poterlo giocare, a quei tempi potevo aspirare a possedere solo una piattaforma di gioco per generazione, che in quel periodo fu per me il Supernintendo (scelta che rifarei ancora oggi). Però ebbi la fortuna di poter provare Doom a casa di un mio amico munito di pc, e l’effetto fu la classica mandibola sul pavimento per lo stupore. Di Doom e relativo seguito furono fatte varie conversioni per console, ma nessuna non si rivelò veramente all’altezza della controparte pc, quindi le ignorai, anche se giocai a Quake 2 su Playstation (conversione quasi miracolosa) e successivamente a Quake 3 Arena su Dreamcast. Solo nel 1999 mio padre finalmente si decise e il pc entrò in casa mia, ufficialmente non per giocarci, ma all’atto pratico per me fu così. Manco a dirlo, uno dei titoli in cui rimasi più invischiato su pc fu il primo Unreal Tournament. Passarono gli anni, il pc non venne aggiornato e quando uscì Doom 3 io non potevo farlo girare. Anno di grazie 2006, finalmente mi assemblai in autonomia il mio primo computer, ma con tutto quello che avevo già da giocare mi dimenticai del terzo Doom. Quando venne annunciato il reboot della saga nel 2015 mi dissi “Oh, stavolta ci siamo”, forte del mio pc da gaming che negli anni ho sempre tenuto aggiornato. Il gioco uscì l’anno successivo, e me lo godetti a pieno. Amai l’enfasi particolare sul gameplay, frenetico e divertente, una boccata d’aria fresca dopo anni di FPS cinematografici e “tramocentrici” ad ogni costo. Nel reboot di Doom c’era tanto da giocare attivamente e poco da vedere passivamente, il tutto accompagnato da una grafica di prim’ordine. Fraggare, come si dice in gergo, orde e orde di nemici era tornato di moda. Il finale aperto lasciava intendere che un seguito sarebbe stato sviluppato, ed ecco infatti che nel 2020 arriva Doom Eternal.
Ho aspettato pazientemente che fossero pronti anche tutti i dlc prima di acquistare l’ultimo capitolo della saga, in modo da potermi godere una run completa senza interruzioni, e così è stato.

Essenzialmente Doom Eternal prende tutto ciò che di buono era stato fatto col diretto predecessore e lo eleva a un livello superiore offrendo anche succose novità.
In estrema sintesi il gioco si svolge così:
esplorazione di parte di un livello, eventualmente con sezioni platform e qualche meccanismo da azionare per proseguire, insaporita da abbondanti sparatorie e qualche segreto da scoprire
arrivo in una location stile “arena” da ripulire, fraggando tutto e tutti
occasionali boss fight
tra un livello e l’altro si ritorna a un hub dove ci si può potenziare

La parte platform del titolo, caratterizzata anche da porzioni di scenario scalabili e sbarre grazie alle quali darsi la spinta per saltare, è stata per me un’aggiunta gradita, che va a variegare il gameplay nella giusta misura, non essendo troppo invasiva o difficile.
La struttura dei livelli è piuttosto lineare, anche se può capitare un minimo di backtracking, in ogni caso la concezione di base è quella di partire dal punto A e arrivare al punto B. L’esplorazione comprende la perlustrazione di spazi aperti così come di stretti cunicoli, si può anche nuotare, e occorre porre attenzione ad ogni particolare dell’ambiente se si vogliono scoprire i segreti nascosti, che vanno dal semplice collezionabile agli utilissimi potenziamenti. Questi ultimi si dividono tra upgrade delle armi e upgrade dell’armatura: ora non sto a descriverveli nel dettaglio, non voglio togliervi il gusto della scoperta, ma sappiate che vi permetteranno di personalizzare il vostro modo di esplorare e soprattutto di combattere. Il gunplay appunto è il pezzo forte del gioco: ci si muove e si spara in maniera molto fluida, il feedback delle armi è ottimo e si vede che il level design delle sezioni arena è stato progettato da persone esperte e competenti. La varietà dell’arsenale a disposizione è nella norma, ma tutte le armi hanno una loro utilità, i nemici sono piuttosto variegati nelle loro modalità di attacco e difesa, quindi vi troverete a cambiare molto spesso l’arma sotto mano per affrontarli al meglio. Decisamente “goduriose” le finisher che potrete infliggere ai nemici, le quali potranno farvi guadagnare preziose munizioni e recuperare energia.
Il gioco offre diversi livelli di difficoltà, io personalmente l’ho giocato a livello Iperviolenza, completando anche tutti i cancelli slayer (arene opzionali molto ostiche) e l’ho trovato appagante, impegnativo da considerarlo persino bastardello in alcuni punti, tuttavia secondo me in un titolo del genere ci vuole. E i dlc sono ancora più difficili del gioco base, merito di nuovi avversari piuttosto infami.

Graficamente Doom Eternal è una bomba, il motore grafico è ottimizzato egregiamente, i moltissimi nemici e la notevole effettistica su schermo non creano incertezze, il tutto si muove con una fluidità invidiabile anche con un hardware non all’ultimo grido. Il design ha un fascino grottesco, quasi caricaturale, grazie anche ai colori molto accesi, che creano un contrasto con i toni “infernali” del titolo. Aumentata rispetto al precedente capitolo è la varietà degli scenari che andremo ad esplorare: si passa dai territori urbani di una Terra devastata post-apocalittica ad ambientazioni dal sapore fantasy-sci-fi, da aree super-tecnologiche a paludi malsane, e ovviamente non manca un tocco di Inferno. Nota a parte, giocando a Doom Eternal non ho potuto fare a meno pensare che sarebbe un sogno vedere un Metroid Prime sviluppato con questo motore grafico. Mi sa che rimarrà soltanto un sogno.

Il comparto sonoro è esattamente come me l’aspettavo: soundtrack nei dintorni del trash metal, perché Doom in sostanza è metal, abbellita da abbondanti sbudellamenti ed esplosioni. Musica orchestrale non pervenuta, e visto l’abuso di quest’ultima nei videogiochi negli ultimi anni, io aggiungo anche “Eh meno male”.

Infine parliamo della trama: come per il Doom del 2016, diciamo che c’è ma perché deve esserci. Il buon John Carmack, uno dei fondatori di ID Software, negli anni ’90 disse: “La trama nei videogiochi è come la trama nei porno: non interessa a nessuno” e i nuovi Doom un po’ cercano di seguire questa filosofia. La terra è invasa dalle orde infernali bla, bla… lo Slayer, ultimo discendente di un’antica stirpe, è l’unico che può salvare la situazione bla, bla… deve far fuori i gran sacerdoti infernali bla, bla… e così via. Alla fine la trama qui è solo un background per creare atmosfera, i filmati sono pochi e molto brevi, si passa subito al sodo. Il mio punto di vista è questo: io amo la varietà e mi sta benissimo che esistano sia prodotti con focus sulla storia che prodotti dove la storia è messa in secondo piano. Ma non è solo una questione di trame, io passo tranquillamente dal completare giochi che non sono altro che filmati interattivi ai gestionali più complessi, dal gioco di corse total arcade alla simulazione dove vanno calibrati tutti gli aspetti delle macchine, dall’rpg duro e puro al semplice puzzle game, dall’open world immenso al corridoio lineare, dall’indie in pixel art al tripla A col graficone. Mi piace variare la dieta, penso che aiuti a tenere sempre viva la passione. Quindi ben venga Doom con la sua trama “ignorante”, non si può vivere sempre di drammoni pseudo-psicologici raccontati con cut-scene cinematografiche lunghe decine di minuti, a volte ho solo voglia di vedere il mondo bruciare davanti a me, come appunto accade in Doom Eternal.

Quanto ci ho messo per completare il gioco base più i 2 dlc? 40 ore abbondanti, una longevità notevole per un FPS di stampo classico senza sezioni open world.
Inutile consigliare Doom Eternal a chi già conosce e ama il brand, a tutti gli altri raccomando di dargli una chance, dopotutto si tratta, perdonatemi l’ossimoro, del miglior rappresentante moderno del genere “FPS di una volta”.
Pronti a ricacciare i demoni all'inferno?

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