Botanicula - Recensioni in bottiglia
- Xenorik
- 21 set 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Io non fumo, né sigarette, né altro. E non assumo stupefacenti. Anzi, mi dà fastidio persino bere troppo perché odio non avere il controllo di me stesso. E poi in fondo vivo già in un universo tutto mio, senza aver bisogno di sostanze esterne, di buff. Però mi son sempre chiesto cosa si prova ad essere strafatto. Beh, in verità ho già un mio modo di strafarmi: mi siedo, o mi sdraio, e mi ascolto 20-30-40 minuti o anche più di fruscii dei King Crimson, dei Pink Floyd et similia. Nei momenti migliori mi sparo un intero album degli Area. Oppure, in alternativa, mi gioco a roba come questo Botanicula.

Immaginatevi la scena: spaparanzati sul divano con lo sguardo perso, fisso, allucinato, magari con un gatto al proprio fianco compagno di stasi, tapparella semi abbassata, mouse in mano a cliccare su… cose, animate e non, in un mondo arboreo disegnato come un cartone dell’Europa dell’est. Non di quelli moderni, di quelli di una volta.

Con un contesto del genere è normale che nel mio cervello avvengano reazioni chimiche non ordinarie, soprattutto nell’emisfero destro. Così ci si predispone per Botanicula, una storia eroica che racconta l’epopea di 5 valorosi in formato mignon: una castagna, un chiodino, un porcino badius, un rametto e quello che sembra essere un Pikmin con una piuma in testa.

L’albero su cui vive il loro ecosistema è sotto l’attacco da parte di strani ragni che sembrano i cugini malefici delle fuliggini dei film di Miyazaki.

Ma non tutto è perduto: un seme caduto dal cielo rappresenterà il futuro, la speranza, un nuovo inizio. Un po’ come il riso per il poveraccio ucciso dal Fante di Picche in Ken il Guerriero.

Il vostro ovvio fine è quello di viaggiare per il grande albero, visitando tutti i suoi ameni e strambi luoghi, per raggiungere il suolo e piantare il seme della nuova speranza. Come nel precedente lavoro di Amanita Design, il mai troppo lodato Machinarium, ci troviamo davanti a un punta e clicca dove in quasi tutti i quadri è presente un enigma da risolvere. Ma a differenza di Machinarium, dove ogni sfida aveva una sua logica, seppur fantasiosa, qui spesso ci troveremo davanti a enigmi dai risvolti imprevedibili, improbabili, per non dire fuori di testa. Molte volte vi chiederete “Ma che c***o sto facendo?” cliccando a caso qua e là e sperando che qualcosa si smuova. Il bello di questo gioco è un po’ questo, non è una sfida, è un “Vediamo cosa diamine succederà”.

I vari protagonisti non mancheranno di utilizzare le loro peculiarità per superare gli ostacoli che vi si pareranno davanti. Azioni assurde dai risvolti a volte insensati, incorniciate da ambienti e personaggi onirici.

E’ un’esperienza audio-visiva, cibo per la mente. Prendetevela comoda mentre giocate a Botanicula, non vi tediate se non arrivate in breve alla soluzione, qui l’importante è godersi le stranezze, il nonsense e l’atmosfera rarefatta, il resto verrà da sé.

Il viaggio sarà breve e, come da tradizione Amanita Design, senza nessuna linea di testo: i personaggi comunicano con mugugni e disegnini, tanto basta per capirsi e per farvi capire cosa sta succedendo. Il costo del biglietto è irrisorio, la più grande barriera è solo il vostro lato razionale. Predisponetevi all’irrazionale, e Botanicula si potrà rivelare un bellissimo e bizzarro sogno. Moooooolto bizzarro.

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